I 7 errori più comuni delle matricole di Scienze Politiche (e come evitarli)
Sulla scia di una serie di pregiudizi e falsi miti che aleggiano intorno alla facoltà politologica, e che inducono gli studenti ad una serie di atteggiamenti e comportamenti controproducenti, abbiamo raccolto in questo post gli errori più comuni delle matricole di scienze politiche.
In questo post cercheremo di fare un po’ di chiarezza sul percorso di studi, sulle materie previste dal programma e sulle reali opportunità lavorative.
Errori di una matricola di scienze politiche: ecco i più frequenti
L’indirizzo politologico, come accennato nel corso della premessa, è oggetto di una serie di credenze popolari che definiscono la facoltà alquanto inutile in ottica occupazionale.
Per gli studenti che si approcciano al mondo universitario gestire i dubbi determinati dai condizionamenti esterni e allo stesso tempo il cambiamento determinato dal passaggio ad un livello di istruzione diversa non è semplice.
Per consentire alle matricole iscritte al corso di scienze politiche a Palermo di non scoraggiarsi di fronte alle prime difficoltà, e di intraprendere il percorso di studi politologico nella giusta maniera, la Niccolò Cusano ha raccolto in questo post i 7 errori più comuni commessi dagli studenti e le relative dritte per evitarli.
1 – È rivolta soltanto agli aspiranti politici
Fuorviati dal nome della facoltà molti giovani studenti pensano che scegliere scienze politiche significhi diventare un politico, o comunque impostare le basi per una carriera nel mondo della politica.
Per quanto si tratti di un possibile sbocco lavorativo, l’indirizzo di studi è trasversale, ovvero fornisce una base formativa versatile, spendibile in svariati ambiti del mercato.
Il percorso di studi si presenta estremamente articolato; il programma spazia in molteplici ambiti disciplinari, da quello politologico a quello economico, passando per quelli sociologico e giuridico.
Una laurea in scienze politiche garantisce, inoltre, il requisito necessario per accedere ai concorsi nella Pubblica Amministrazione e nelle istituzioni europee e internazionali.
2 – Si studia poco
Uno dei luoghi comuni che induce molti studenti a scegliere scienze politiche è quello che definisce la facoltà ‘facile’.
Molti giovani attratti dal falso mito della ‘laurea facile’ si iscrivono alla triennale convinti di potersi laureare senza troppi sforzi.
Purtroppo però già dai primi esami ci si rende conto che l’indirizzo politologico è tutt’altro che una passeggiata
Si tratta di un percorso di studi impegnativo, complesso e articolato, che al pari di altre facoltà richiede impegno, costanza e metodo.
3 – È un ibrido tra giurisprudenza ed economia
In molti si iscrivono a scienze politiche dopo aver a lungo oscillato tra l’eventualità di iscriversi a giurisprudenza e la possibilità di scegliere economia.
La confusione, i luoghi comuni e i falsi miti sulla facoltà politologica hanno determinato la credenza errata che si tratta di una sorta di ibrido, una ‘via di mezzo’ tra l’indirizzo economico e quello giuridico.
Tantissime matricole iniziano il percorso di studi in scienze politiche inconsapevoli del fatto che la facoltà ha una propria, e ben definita, identità.
La materia presuppone un interesse per tutto ciò che rientra nell’ampia accezione di ‘attualità’; lo studente che intraprende l’indirizzo politologico deve possedere una spiccata propensione ad interessarsi ed aggiornarsi in merito a tutto quello che accade intorno a lui e nel mondo; e non soltanto a livello politico.
4 – Offre pochi sbocchi sul mercato
Come anticipato nel corso dei precedenti paragrafi, scienze politiche è una facoltà versatile che garantisce una preparazione trasversale.
L’opinione comune però considera la preparazione politologica inutile, in quanto spendibile soltanto in ambito strettamente politico.
Ancora una volta si tratta di un pregiudizio che per quanto infondato determina in molti casi la decisione di cambiare facoltà; o nella peggiore delle ipotesi di abbandonare gli studi.
Cerchiamo quindi di fare chiarezza, e di sfatare il pregiudizio, attraverso una panoramica generale degli sbocchi per un laureato in scienze politiche.
Una laurea triennale consente di accedere alle strutture preposte alle relazioni diplomatiche e consolari, ai settori che si occupano di programmazione economica e delle relazioni pubbliche, nelle aziende editoriali e giornalistiche.
Tra gli sbocchi più concreti anche l’ambito della Pubblica Amministrazione.
Un laureato può svolgere attività di analisi e consulenza in materia internazionale, attività di redazione e coordinamento progetti sia aziendale che delle politiche pubbliche, attività di segreteria nell’Amministrazione Pubblica, attività di raccolta e organizzazione dati, attività di ricerca.
Attraverso un’ulteriore specializzazione, ovvero attraverso il conseguimento di una laurea magistrale, è possibile ampliare ulteriormente le prospettive occupazionali.
Le competenze acquisite consentono di ricoprire ruoli di vario genere, tra i quali l’esperto in ambito diplomatico, il dirigente in enti sia pubblici che privati e il funzionario di primo livello nella Pubblica Amministrazione.
Rientra tra le possibili strade anche quella della consulenza, svolgibile in differenti ambiti (assicurativo, bancario ecc.).
5 – Non conoscere il programma di studi
In linea generale, prima di iscriversi ad un corso di laurea è fondamentale approfondire il programma di studio per capire se le materie si allineano alle personali attitudini e ambizioni professionali.
Per chi si è approcciato al primo anno senza informarsi sulle discipline e gli argomenti affrontati nel corso del triennio riportiamo di seguito il programma di studi previsto dal corso di laurea attivato dalla Niccolò Cusano.
- Primo anno: ist. di diritto pubblico, lingua inglese, diritto privato, economia politica, geografia economico-politica, filosofia politica
- Secondo anno: storia delle dottrine politiche, diritto pubblico comparato, informatica, sociologia generale, sociologia dei fenomeni politici, storia contemporanea, statistica
- Terzo anno: storia delle dottrine politiche, diritto pubblico comparato, informatica, sociologia generale, sociologia dei fenomeni politici, storia contemporanea, statistica
Si tratta quindi di un programma che consente di acquisire una preparazione multidisciplinare, che abbraccia gli ambiti economico, giuridico, politologico, sociologico, storico e linguistico.
Particolarmente interessanti ai fini occupazionali gli approfondimenti che riguardano l’ordinamento giuridico europeo, i rapporti tra i diversi sistemi politici e culturali, le relazioni fra aree geopolitiche, le origini storiche e filosofiche dei fenomei sociali e culturali.
6 – Studiare senza un metodo
Il passaggio dal liceo all’università è delicato pertanto deve essere affrontato nel modo giusto.
Generalmente chi è abituato ai ritmi e all’impostazione delle scuole superiore tende a commettere l’errore di sottovalutare il cambiamento, senza rendersi conto che si tratta di due realtà totalmente diverse.
All’università aumenta il livello di responsabilità dello studente, che nello specifico deve essere in grado di autogestirsi per ciò che riguarda l’impostazione dell’apprendimento e in generale i ritmi dello studio.
Purtroppo il fatto di non avere l’insegnante che scandisce i tempi attraverso l’assegnazione di compiti e argomenti da assimilare di volta in volta determina una sorta di ‘senso di libertà incontrollata’.
Le matricole spesso non riescono a rendersi conto del tempo e dell’impegno necessari per preparare un esame per cui commettono l’errore di accumulare ritardi su ritardi, fino ad arrivare a ridosso della prova con un enorme quantità di materiale da studiare.
Il presupposto fondamentale per affrontare il percorso universitario nel modo giusto, fin dall’inizio, è strutturare un efficace metodo di studio.
È importante individuare una metodologia adatta alle personali propensioni e capacità, che sia in grado di ottimizzare tempo ed energie, e che allo stesso tempo garantisca un apprendimento di qualità.
7 – Rimandare gli esami più complessi
Uno degli errori più comuni delle matricole di scienze politiche, ma che in generale viene commesso dalla maggior parte degli studenti che si approcciano allo studio universitario, è la tendenza a concentrarsi sulle materie considerate più ‘facili’.
Si tende quindi a rimandare gli esami più difficili, o quelli che comunque risultano più ostici per le proprie attitudini e capacità di apprendimento.
La tendenza comporta, chiaramente, l’accumulo dei cosiddetti ‘mattoni’, ovvero gli esami più complessi e impegnativi.
Il suggerimento è quello di seguire il piano di studi del corso di laurea, evitando inutili escamotage che presto o tardi si rivolterebbero contro la produttività nello studio.