Laurea a 28 anni: ecco perché è utile
Conseguire una laurea a 28 anni è utile? Laurearsi tardi rappresenta una penalizzazione per l’ingresso nel mondo del lavoro? È preferibile focalizzarsi sul voto oppure sulle tempistiche?
Questi ed altri dubbi amletici affliggono gli stuedenti che si ritrovano nella temutissima condizione di fuori-corso.
Partiamo da una premessa.
In Italia gli studenti che riescono a completare un ciclo di studi universitario nei tempi previsti rientrano in una percentuale piuttosto bassa.
Dall’esigenza di lavorare alla decisione di cambiare indirizzo di studio a percorso inoltrato: i motivi del ritardo possono essere svariati.
Il dato di fatto è che i giovani italiani arrivano sul mercato di lavoro in ritardo, o almeno questo è quello che si sente dire in giro.
Ma in ritardo rispetto a chi o a cosa?
Probabilmente in ritardo rispetto a quei giovani che sono riusciti a conseguire il titolo di laurea nei tempi stimati; oppure in ritardo rispetto alle aspettative del mondo lavorativo; o più realisticamente in ritardo rispetto alle agevolazioni concesse alle aziende per quei dipendenti che rientrano in determinate fasce di età.
Qualcuno ha addirittura affermato che una laurea a 28 anni non serve a niente; che è preferibile penalizzare il voto finale a favore una laurea conseguita qualche anno prima.
È sicuramente vero che il mercato del lavoro diventa sempre più competitivo, ma è anche vero che a fronte di una maggiore competitività è diventato anche più esigente in termini di professionalità
Ecco perché è preferibile presentarsi ad una selezione con un curriculum da laureato piuttosto che con un curriculum sul quale figurano conoscenze da diplomato
Il nostro post intende andare contro corrente, e più precisamente intende sfatare il mito che ‘laurearsi a 28 anni è tardi’.
Nel corso dei prossimi paragrafi analizzeremo alcuni aspetti che dimostrano che investire nella formazione è sempre la scelta giusta, a prescindere dal dato anagrafico che riguarda l’età.
Laurearsi a 28 anni … conviene!
Il motivo per il quale si è accumulato il ritardo conta, e può fare la differenza anche in fase di selezione.
È piuttosto evidente che i ritardatari che rientrano nella categoria dei fuori-corso per pigrizia o per scarso impegno nello studio non sono assolutamente giustificabili.
Al contrario, chi ha conseguito il titolo con qualche anno di ritardo perché costretto a conciliare studio e lavoro è sicuramente degno di ammirazione.
Maturità
Laurearsi tardi significa anche entrare nel mondo del lavoro con qualche anno in più.
In alcuni casi significa aver sviluppato una personalità più matura e una maggiore predisposizione, quasi naturale, ad assumersi responsabilità in ambito professionale.
Ci teniamo a sottolineare che non si tratta di una regola assoluta; dipende chiaramente dai casi.
Può infatti capitare che un ragazzo di 22 anni sia più maturo e responsabile di un 30enne.
Esperienze lavorative pregresse
Come sottolineato in precedenza, il motivo per il quale molto spesso uno studente universitario diventa un fuori-corso è dato dalla necessità di conciliare studio e lavoro.
Lavorare e contemporaneamente dedicare tempo ed energie alla preparazione degli esami non è proprio una ‘passeggiata’.
Che si tratti di un impiego part-time o di un lavoro full-time è comunque un impegno che occupa parte della giornata; di conseguenza l’apprendimento può contare soltanto sul tempo che rimane al di fuori dell’orario lavorativo.
In tal caso laurearsi con qualche anno di ritardo rispetto alla media prevista non è uno svantaggio.
Se si pensa ad esempio alla competitività dell’attuale mercato professionale, e al particolare momento economico che rende ancora più esigente la richiesta di professionalità, è facile intuire che un’esperienza lavorativa, per quanto breve possa essere, può costituire un vantaggio e fare addirittura la differenza in fase di selezione.
I recruiters, a parità di titolo di studio, tendono a preferire i profili già abituati a muoversi nell’ambito di un contesto lavorativo, a confrontarsi con orari e impegni, a risolvere problematiche … in altre parole già abituati a lavorare.
Competenze
Concludiamo con un dettaglio tutt’altro che banale: le competenze professionali.
Su un mercato concorrenzialmente spietato come quello attuale ciò che interessa davvero alle aziende è inserire all’interno del proprio organico professionalità qualificate, a prescindere dall’età.
L’esigenza è selezionare profili in possesso di un know how aggiornato e approfondito, in grado di assecondare le esigenze del settore e di allinearsi velocemene alle relative dinamiche.
In una simile ottica risulta fondamentale scegliere corsi di laurea professionalizzanti e dall’elevato livello qualitativo; al di là della facoltà, che può essere più o meno appetibile sul mercato, è fondamentale valutare gli argomenti inseriti nel programma di studio e la relativa spendibilità/utilità in un contesto operativo reale.
Un altro elemento da tenere in considerazione è il grado di aggiornamento delle tematiche.
Oggi le professionalità, alcune più di altre, evolvono repentinamente e continuamente, in seguito a dinamiche e tendenze innescate dalla tecnologia, dal progresso, da eventi sociali o politici e da una serie di altri fattori.
Bisogna quindi fare attenzione a scegliere percorsi di studio basati su un’attenta analisi del mercato di riferimento, che eroghino competenze e conoscenze attuali e allineate ai cambiamenti.
Ti suggeriamo in tal senso di valutare i corsi di laurea online erogati dall’Università Telematica Niccolò Cusano.
Si tratta di una proposta formativa che prevede per i vari indirizzi di studio la possibilità di accedere alla modalità formativa e-learning, a distanza, che consente di studiare online e di conciliare eventualmente lo studio con un lavoro.
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